NOTIZIE STORICHE
Nel 1503, Leonardo comincia a dipingere La Gioconda a Firenze e vi lavora, tra varie interruzioni, fino al 1508 (data questa non del tutto certa). E’ un dipinto ad olio, realizzato su tavola di pioppo, e le sue dimensioni “attuali” (successivamente vedremo il perché) sono 77x53 cm. Attualmente è conservata al Museo del Louvre di Parigi.
Nel 1503, Leonardo comincia a dipingere La Gioconda a Firenze e vi lavora, tra varie interruzioni, fino al 1508 (data questa non del tutto certa). E’ un dipinto ad olio, realizzato su tavola di pioppo, e le sue dimensioni “attuali” (successivamente vedremo il perché) sono 77x53 cm. Attualmente è conservata al Museo del Louvre di Parigi.
Tradizionalmente l’opera
rappresenta Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo. Questa
apparentemente facile identificazione, in realtà molto dibattuta dalla
storiografia artistica, ha come fonti antiche un documento del 1525 in cui
vengono elencati alcuni dipinti che si trovano tra i beni di Gian Giacomo
Caprotti detto , allievo di Leonardo che seguì il maestro in Francia, dove
l'opera è menzionata per la prima volta "la Joconda"; lo stesso Vasari
scrisse che "Prese Lionardo a fare
per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie, e quattro anni
penatovi lo lasciò imperfetto, la quale opera oggi è appresso il re Francesco
di Francia in Fontanableò", dilungandosi poi in una serie di generiche
lodi del dipinto.
Alcuni dubbi sono sorti proprio a partire
dalla descrizione del Vasari che parla della peluria delle sopracciglia
magnificamente dipinta (ma la Gioconda non ne è priva) e delle fossette sulle guance
(pure assenti). Ciò è comunque spiegabile con la particolare storia del
dipinto, che seguì Leonardo fino alla sua morte in Francia e che venne
ritoccata per anni e anni dall'artista. Vasari infatti potrebbe aver attinto la
sua descrizione da una memoria dell'opera com'era visibile a Firenze fino al 1508,
quando il pittore lasciò la città: analisi ai raggi X hanno mostrato che ci
sono tre versioni della Monna Lisa, nascoste sotto quella attuale.
Nel periodo che intercorre tra il
1516 e il 1625 è difficile ricostruire con precisione le vicende che hanno
interessato l’opera, sia per la mancanza di documenti certi, sia soprattutto
per la presenza di varie copie dell’opera.
Di certo c’è che nel 1625, il
ritratto chiamato "la Gioconda" fu descritto da Cassiano dal Pozzo
tra le opere delle collezioni reali francesi. Altri indizi fanno pensare che
fin dal 1542 si trovasse tra le decorazioni della Salle du bain del castello
di Fontainebleau.
Successivamente Luigi XIV fece
spostare il dipinto a Versailles e nel 1792 il quadro di Leonardo fu portato al
Louvre con tutte le grandi opere delle collezioni della Corona. Inizialmente,
nel 1800, data la sua notorietà, l’opera fu collocata nella camera da letto del
generale Bonaparte, per poi tornare nel Musèe Napoléon nel 1804.
Il ritratto della Gioconda è
certamente un o dei quadri più copiati al mondo, quasi l’occasione di un
difficile esercizio per chi era del mestiere. Ne esistono almeno cinquanta
copie censite ed accertate , risalenti al XVII e al XVIII secolo. Una gran
parte di queste riproduzioni si trovava nelle collezioni inglesi. La maggior
parte presenta qualcosa di forzato: l’elegante e provocante soluzione plastica
del ritratto, evidentemente, costituiva per il copista una sfida difficile da
affrontare. Proprio questa difficoltà nella riproduzione ha contribuito a dare
al quadro una fama di opera rara, tour di force ingegnoso e complicato, sfida
per gli esperti, come se i pennelli dei moderni non avessero più la sottigliezza
necessaria.
La fama del quadro si è così
fondata su una sorta di “complesso di inferiorità” degli artisti nei confronti
di una suprema abilità tecnica. Svariati tentativi di riproduzione si sono
avuti nel campo dell’incisione, ma non prima del XIX secolo. Essendo infatti
fino a quell’epoca l’opera poco accessibile, era conosciuta soltanto attraverso
copie dipinte. La causa di questa lacuna va cercata nell’incapacità della
stampa di cogliere il sottile sfumato di quel viso e dell’aria e, quindi, di tutta
l’espressione.
Ovviamente, sul finire del secolo
XIX, la fotografia cambierà anche la storia di questa opera.
Riporto di seguito tre copie
anonime della Gioconda, tutte olio su tela, comprese tra il XVI e il XVII
secolo. Oltre al soggetto, vi invito a guardare quello che c’è dietro alla
Gioconda...
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| COPIE DELLA GIOCONDA |
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